Primo successo in carriera per lo spagnolo, che dà una gioia alla Suzuki e rovina la festa di Valentino, a tratti in testa. 3° Miller, 4° Dovizioso, che va in testa al mondiale grazie alla caduta di Marquez, a terra quando stava dominando
Violazione di domicilio e appropriazione indebita. Scherzando ecco i capi di accusa che si potrebbero addebitare ad Alex Rins, che per la prima volta riesce a espugnare il ranch di Marquez in Texas, dove Marc dal 2013 in poi aveva sempre e solo vinto, per togliersi lo sfizio di conquistare il suo primo GP, piegando in duello Rossi e riportando al trionfo la Suzuki. Tutto succede al 9° giro, quando Marquez con padronanza totale della corsa – aveva 3″8 di vantaggio – commette un grave errore di leggerezza, cadendo fra i sobbalzi della curva 12 e scivolando di nuovo nel tentativo di rialzare la moto. K.o. per lo spagnolo e in testa ci va Rossi, che aveva già rintuzzato un attacco di Crutchlow, a terra al 6° giro. Negli scarichi di Vale resta Rins, che lo bracca come un’ombra: a 4 giri dalla fine il primo attacco, che sarà anche l’ultimo. A Rossi, infatti la replica non riesce e per lo spagnolo è gloria vera. Vale deve accontentarsi di un 2° posto agrodolce, che sa più di occasione mancata pensando a Marquez a terra e Dovizioso ben alle spalle, che di bel piazzamento guadagnato con caparbietà a 40 anni suonati: la vittoria era lì, possibile, e ormai gli manca da Assen 2017. L’arrivo premia anche Jack Miller a chiudere il podio, 3°, con la Ducati Pramac dopo una gara gagliarda.
LA GARA DI ROSSI — Rossi parte bene, prova a infastidire Marquez, ma per non più di qualche curva, suda con Crutchlow, finché l’inglese non fa harakiri e poi raccoglie il regalo di Marc. A quel punto c’è la pratica Rins da sbrigare, ma lo spagnolo della Suzuki è tutt’altro che remissivo: lo tallona, lo passa con personalità e resiste. Modo migliore per centrare il suo primo successo in carriera non poteva esserci: al box sorride anche Brivio, vecchio amico di Vale, che vede così tornare al successo la sua Suzuki dopo Silverstone 2016 con Viñales.
DOVIZIOSO — Dovizioso risale al 4° posto dall’infelice posizione di partenza, 13° tempo, che ne ha zavorrato le speranze di una lotta al vertice. Il piazzamento gli vale però la leadership del mondiale con 3 punti su Rossi, 5 su Rins e 9 su Marquez in una classifica equilibratissima, con quattro piloti di quattro case diverse ai primi quattro posti: posizione importante e psicologicamente utile per lanciare con maggiori speranze un attacco dalle prossime e più favorevoli gare europee. Ottimo 5° posto per Franco Morbidelli, in crescita, davanti a Petrucci (6°); Quartararo (7°); Pol Espargaro, 8° con una Ktm in ascesa; Bagnaia, 9° e in progresso con la Ducati Pramac, e Nakagami a chiudere i dieci. Out Lorenzo, per noie alla sua Honda
LA GARA — La scelta delle mescole vede tutta la prima fila, Marquez-Rossi-Crutchlow con doppia media, opzione scelta pure da Dovizioso, mentre Viñales punta sulla soft davanti e la media dietro e il duo Miller-Petrucci su soft-soft. Al via, il primo a passare in testa al tornantino-imbuto del gomito iniziale è Marquez, immediatamente tallonato da Rossi. Due giri e Marc ha già 1″ di vantaggio e il ritmo per fare l’andatura, mentre Viñales e Mir sono penalizzati con un ride through per partenza anticipata, con Maverick che ‘raddoppia’ la sanzione effettuando per sbaglio anche il long lap penalty. Crutchlow ringhia su Vale, ma al 6° giro esagera e finisce la sua gara nella sabbia della prima curva: altra ‘x’ nella rubrica dell’inglese alla voce ‘occasioni perdute’. Capitolo valido anche per Marc Marquez, che esagera mentre sta dominando e alla curva 12 del 9° giro si butta via fra lo sconforto del suo box. Vale eredita lo scettro, con Rins alle spalle che lo incalza e gli altri più lontani. Lo spagnolo a 4 giri dalla fine passa in testa e si prospetta un duello avvincente: Vale prova la replica, va lungo, ma resta incollato. Fino alle curve finali, che però ritagliano la giornata di gloria dello spagnolo, molto solido, di polso e testa. Peccato per Vale, ma applausi veri per Rins: se li è meritati. FONTE:GAZZETTA.IT