Il 15 maggio i nerazzurri si giocheranno il trofeo contro la Lazio. Unica nota stonata per i padroni di casa, l’infortunio di Ilicic nel finale.
E l’Atalanta, al quarto tentativo, ritrova la finale di Coppa Italia dopo averla vinta nel 1963 col Torino e persa nel 1987 col Napoli e nel 1996 con la Fiorentina. Lo fa superando proprio i viola in una partita complicata, cominciata male e finita in crescendo davanti a un pubblico impazzito. Perché alla banda del Gasp in questo periodo sta riuscendo tutto bene e anche un gol preso dopo neanche tre minuti non provoca nessun effetto collaterale. I Della Valle devono invece rinviare la conquista del primo trofeo della loro gestione: il 15 maggio all’Olimpico in finale contro la Lazio ci sarà l’Atalanta.
CHE INIZIO — Si comincia nel ricordo di Mino Favini, storico maestro del calcio giovanile nerazzurro (minuto di silenzio e striscione: “Educatore di campioni, con passione e umiltà”) e si capisce in fretta che partita sarà. Pronti via e la Fiorentina è già avanti: Chiesa per Muriel che sfrutta la doppia indecisione di Masiello e Djimsiti e chiude il contropiede battendo Gollini in uscita. Gasperini ha lasciato in panchina Mancini, diffidato, e schiera Djimsiti con Masiello e Palomino in difesa: per l’albanese un inizio da incubo. Montella, invece, non rischia la difesa a 3 e punta sul 4-4-2, con la coppia Pezzella e Ceccherini che ha tolto il posto a Hugo a occuparsi di Zapata-Ilicic. Ma l’Atalanta assorbe il colpo a tempo di record, rischia (paratona di Gollini su Veretout) e dopo una decina di minuti pareggia: Ceccherini abbocca alla finta del Papu Gomez e lo butta giù in area. Ilicic fa 1-1 dal dischetto. La partita ricomincia in quel preciso momento, lo spavento sembra trasformare l’Atalanta, che inizia a schiacciare i viola nella loro metà campo. In assenza di Zapata, un po’ apatico, sono sempre i soliti noti a trascinare i nerazzurri: Gomez, schierato dietro le punte, arretra molto, più di quello che gli comporterebbero i gradi da trequartista e Ilicic, a destra, è libero di spaziare per non dare punti di riferimento. La Fiorentina cerca spazi che il pressing atalantino le chiude quasi sempre: Chiesa, fischiatissimo per le polemiche che si trascinano da mesi sulla presunta o reale fama di cascatore che si è guadagnato nella gara d’andata in campionato, prova un paio di contropiede, ma non è serata per il figlio d’arte. Al 37′ si vedono i due esterni di Gasp: cross morbido di Castagne da destra e colpo di testa di Gosens che finisce di poco fuori.
ECCO IL PAPU — L’inizio del secondo tempo è uguale a quello del primo: Fiorentina pericolosa, gran palla di Muriel per Benassi, ma Gollini è bravo a chiudergli lo spazio in uscita. Poi è Masiello a sbrogliare una situazione pericolosa. L’Atalanta si riorganizza con una certa fatica e Gasp interviene: fuori l’annebbiato Freuler, dentro Pasalic che va a fare la mezzala sinistra, ruolo che non ama molto. Intanto Ilicic torna a ricamare calcio: assist per Zapata, angolo. Poi, al minuto 23, il gol che chiude la partita: tiro da fuori del Papu Gomez e goffo intervento di Lafont. La Fiorentina accusa il colpo: Chiesa vaga alla ricerca di se stesso, anche Muriel perde fiducia, e con lui il resto della Viola. Che ora deve tornare a un triste campionato che non ha più niente da dire. FONTE:GAZZETTA.IT