Blaugrana a un passo dalla finale di Champions. I Reds hanno tenuto testa per 75′, poi il talento della Pulce ha schiacciato gli inglesi
Non sarà il Barça totale di Guardiola e nemmeno quello “bailado” di Luis Enrique, con Neymar e Dani Alves, che portò per l’ultima volta la Champions in Catalogna. Ma questo di Valverde è un Barcellona solido, equilibrato, più profondo nella rosa, fortunato e oggi ugualmente vincente. Ce lo conferma il 3-0 al Liverpool, griffato, manco a dirlo, dal genio di Leo Messi, dopo la zampata di Suarez nel primo tempo. Un risultato bugiardo, punitivo per gli inglesi, che per 75′ non sono solo stati in partita, ma avrebbero meritato almeno il pari. Poi la Pulce argentina ha deciso che in finale deve andarci lui, dopo 4 anni di astinenza. Non è ancora chiusa, ok, ma ci vuole grande ottimismo dalle parti del Merseyside per sognare l’impresa nel ritorno.
EQUILIBRIO — Valverde sceglie l’esperienza di Vidal, in panchina va il giovane Arthur con Umtiti, cui viene preferito ancora una volta Lenglet in difesa. I grandi ex sono Coutinho e Suarez, che compongono il tridente d’attacco con Messi. Dall’altra parte Klopp non rischia il claudicante Firmino, che va in panchina: al posto di un attaccante puro c’è un centrocampista in più, Wijnaldum, da falso nove in mezzo a Salah e Mané. La sorpresa è però Gomez a destra al posto di Alexander-Arnold. Parte bene il Liverpool, molto aggressivo e Piqué rischia subito al 5′, tamponando in area Mané: l’arbitro Kuipers non reputa il contatto da rigore (scelta che ci può stare) e il Barça se la cava. I blaugrana sono meno fluidi del solito in fase di possesso, sebbene una rapida combinazione Rakitic-Coutinho costringa Matip a un recupero prodigioso a pochi passi da Alisson. È Messi, però, a ringalluzzire i catalani. Le folate della Pulce mettono i brividi ai Reds e al 13′ in un rimpallo con Matip il Camp Nou urla al rigore per un tocco di mano del camerunese. Anche qui, Kuipers lascia proseguire e vista la carambola a distanza ravvicinata è una decisione non campata per aria.
IL MORSO DELL’EX — Klopp deve fare a meno di Keita per infortunio, dentro Henderson. Neanche il tempo per il Liverpool di assestarsi, che il Barcellona passa: gran palla nello spazio di Jordi Alba, Suarez sbuca tra Matip e Van Dijk e in spaccata mette fuori causa Alisson. Un gran gol per il Pistolero, che non segnava in Champions dal 4 aprile 2018 (gol alla Roma). È anche la rete numero 500 del Barça nella competizione. Gli ospiti però non perdono la trebisonda e al 35′ Mané fallisce la ghiotta chance per il pari, sparacchiando a lato su geniale invito di Milner in verticale. Poi l’ex City si mette in proprio, armando il destro da fuori: palla a lato non di molto. La partita vive anche momenti di nervosismo prima dell’intervallo. Milner fa arrabbiare Messi per una spallata gratuita, Suarez litiga al solito con mezza squadra avversaria. Adrenalina a mille.
AI PIEDI DI LEO — Il secondo tempo si apre subito con una grande parata di Ter Stegen su destro a giro di Milner. Il portiere tedesco si ripete sul velenoso sinistro rasoterra di Salah al 53′ e blocca in sicurezza la stoccata di Milner (azione pregevole con servizio a rimorchio di Salah e velo di Wijnaldum) al 59′. Il Barcellona fatica e Valverde si mette paura: fuori Coutinho, dentro Semedo per coprirsi di più. La mossa funziona, perché gli arrembaggi del Liverpool calano d’intensità. È qui che si accende Messi, rimasto sornione per mezzora. Al 75′ in una delle rarissime ripartenze blaugrana, ecco il raddoppio: Fabinho in scivolata toglie la palla a Messi, Sergi Roberto la tiene viva, una carambola favorisce Suarez che colpisce la traversa, ma sulla respinta Leo è rapido e fortunato a insaccare il 2-0. Sette minuti dopo, il capolavoro su punizione. Un sinistro all’incrocio da oltre 25 metri che ha tutto: potenza, effetto, imprevedibilità. Il Liverpool è un pugile suonato, Salah avrebbe almeno la possibilità di portare un colpo prima della campana, ma da due passi colpisce il palo a porta vuota. Al 96′ è invece Dembélé a ciccare clamorosamente il poker. Sarebbe stato oggettivamente troppo. Ad Anfield servirà comunque un miracolo alla banda di Klopp per sentire suonare di nuovo la musica della Champions in finale… FONTE:GAZZETTA.IT