Toronto fa la storia: 114-110 in casa dei Warriors che falliscono il terzo titolo consecutivo. La liberazione dopo un lunghissimo testa a testa. Maledizione Klay: crociato sinistro k.o.
E adesso il Canada può davvero impazzire. Per la squadra che l’ha unito, i Toronto Raptors, campioni NBA dopo aver battuto 4-2 i Golden State Warriors (114-110), in delle Finals storiche che nelle ultime due gare hanno regalato emozioni buone per 8 stagioni. È un titolo meritato, su cui c’è prima di tutto la firma di Kawhi Leonard, fenomenale mvp delle Finals quasi all’unanimità in una serie dominata a 28.5 punti di media. È stato il faro di una squadra cresciuta tanto nel corso dei playoff, fino a diventare la più forte di tutti. È un titolo anche un po’ italiano, con la firma di Sergio Scariolo ben visibile nello staff tecnico di Nick Nurse, passato dal titolo inglese a quello più importante del basket. È il titolo, soprattutto, di un’intera nazione, la terra dell’hockey che si riscopre pazza per il basket. Perché i Raptors, pur non avendo nessun canadese nel roster, sono da tempo la squadra di tutto il Canada, quella che raduna centinaia di migliaia di persone per le strade di Toronto, quella che incolla il paese alla tv (almeno un canadese su due, 38 milioni di abitanti, ha visto almeno un pezzo di queste Finals).
LA VITTORIA Masai Ujiri, general manager, vede ripagata la scommessa estiva: ha rischiato prendendo Kawhi Leonard, free agent a fine mese, si è ritrovato col miglior giocatore NBA del momento, capace in un’istante di cambiare la storia della franchigia. Ha giocato dei playoff alla Jordan, infondendo la sua calma innata, la sua sicurezza, ad una squadra che ne aveva bisogno. Queste Finals contro i Warriors sono state la sua apoteosi, la sua consacrazione ad esemplare unico nel panorama NBA, capace di essere determinante sia in attacco che in difesa. Golden State è caduta sotto i suoi colpi: attorno non aveva altri fenomeni, ma ha trovato il modo di migliorare chi gli stava attorno. È quello che fanno i grandissimi. Pascal Siakam è quello che più di tutti ha seguito il suo esempio, trasformandosi da scommessa a realtà, mettendo lo zampino anche nella vittoria della splendida gara-6. Come Kyle Lowry, che riscatta anni di delusioni, come Marc Gasol, preziosissimo innesto di gennaio, come il rigenerato Serge Ibaka (e nei due spagnoli si vede forte la mano di Scariolo).
GLI SCONFITTI Golden State si arrende ad una squadra che l’ha messa sotto per le prime 4 partite. Poi I Warriors hanno tirato fuori il cuore dei campioni, quello che rende questa sconfitta amarissima. Per l’infortunio di Kevin Durant, aspettato a lungo come il salvatore e perso tra le polemiche per la rottura del tendine d’Achille in gara-5. Per l’amara uscita di scena di Klay Thompson, uscito con le stampelle e un infortunio – che poi si è rivelato essere una rottura del crociato al ginocchio sinistro – da una partita in cui stava giocando da eroe e che ha chiuso con 30 punti pur uscendo a 2’22” dalla fine del terzo quarto. La sfortuna si è accanita contro una squadra che inseguiva uno storico terzo titolo consecutivo, ma i Warriors sono arrivati troppo acciaccati all’appuntamento con la serie per il titolo, riscoprendosi improvvisamente corti, vulnerabili e privi delle armi adeguate per contenere i Raptors.
GARA-6 L’ultimo atto di queste Finals è stata una meravigliosa altalena di emozioni, in un’atmosfera carica, perché i Warriors volevano omaggiare Durant e la Oracle voleva ruggire tutto il suo amore per una squadra che dopo 47 anni trasloca a San Francisco. Toronto parte con un 11-2 tutto firmato Lowry, Golden State reagisce subito con Thompson e la gara diventa un lunghissimo testa a testa. I Warriors con un parziale di 14-4 nel terzo quarto sembrano prendere in mano la partita, poi vengono colpiti ancora dalla sfortuna. Klay atterra male dopo una schiacciata sul ginocchio sinistro e non si rialza finché non viene portato a braccia nello spogliatoio. Dopo meno di un minuto torna per il ruggito della Oracle, mette due liberi e poi se ne va di nuovo, stavolta per non rientrare. È una mazzata, perché fino a quel momento era stato il migliore. Ma i Warriors non mollano, trascinano Toronto ad una lunga volata finale. Da cui i Raptors escono vincitori grazie alla classe di Kawhi, alle triple di Fred VanVleet, al talento di Siakam, alla voglia di questa squadra di far esultare tutto il Canada. Nell’abbraccio al Larry O’Brien Trophy c’è l’inizio di una nuova era. E la fine del regno dei Warriors. FONTE:GAZZETTA.IT