Decide il gol del turco che, al 12’, con un colpo di testa sblocca il match su cross di Suso
Il Milan e Giampaolo conquistano il primo successo del nuovo corso. Il debutto stagionale a San Siro è un doppio evento: l’esordio del nuovo Milan davanti ai propri tifosi e un’occasione per rasserenare il clima dopo la tormentata sconfitta di Udine. Così è stato e con altro umore la squadra si avvia alla sosta. L’allenatore aveva chiesto ai suoi di cambiare atteggiamento e insieme aveva annunciato cambio di uomini e di sistema. Nessuno però si aspettava lo facesse in modo così netto: fuori Piatek, il centravanti che secondo Giampaolo era indietro nella condizione e nel recepire i nuovi schemi, e dentro André Silva, che per il club è una risorsa più per i soldi che può garantire dalla cessione che non come attaccante di riferimento. Invece nella partita che il tecnico non può permettersi di sbagliare c’è il portoghese e non Kris. Non c’è nemmeno Paquetà e i 70 milioni spesi nello scorso mercato invernale vanno in panchina. Il Milan però funziona di più, è più propositivo e meno teso e spaesato di quello visto a Udine. Anche fortunato: alla prima vera occasione trova il vantaggio con Calhanoglu, su cross di Suso. Il primo gol dell’anno non è di un attaccante puro, ma di un esterno offensivo riadattato a mezzala. Ci prova anche André Silva, azzardo dell’allenatore e giocatore su cui si concentrano le attenzioni maggiori: sul perfetto lancio di Suso (sempre da lui nascono le giocate di maggiore qualità) aggancia e tenta un pallonetto fuori misura. Il possesso rossonero a metà primo tempo arriva al 70%: è più incisivo di quello di Udine ma ancora lontano dal produrre pericoli veri. Tanto che tra i migliori del Milan c’è ancora il solito Gigio: su un tiro deviato di Sabelli, Donnarumma vola e chiude la porta. Un’occasione anche per Torregrossa, poi costretto al cambio all’intervallo. Corini aveva già dovuto rinunciare a Martella, due defezioni in 45’.
ECCO PIATEK Il suo Brescia però regge e il Milan non si sente mai certo del risultato: la prima occasione della ripresa è di Aye. In generale il secondo tempo è più piatto del primo: il possesso palla rossonero è ancora troppo sterile, l’avversario cerca di sfruttare le azioni – poche – con cui prova ad avvicinarsi a Donnarumma: una bella punizione di Tonali e un tentativo di acrobazia di Dossena. Dal gol di Calhanoglu ai minuti finali della partita non ci sono stati altri veri tiri rossoneri nello specchio della porta avversaria e questo nonostante in attacco si fosse registrato un cambio significativo: fuori Silva, dentro Piatek. Il primo esce tra qualche fischio di San Siro, il secondo entra incoraggiato dall’ovazione dello stadio. In area Kris sembra dover ritrovare le misure: un preciso pallone che gli arriva addosso è mal controllato, un tentativo solo davanti al portiere è clamorosamente fallito, il terzo è deviato da Joronen. Il quarto è la controprova della serata no: da azione d’angolo Kris trova la palla e la indirizza bene, esulta ma non è gol perché la tecnologia stabilisce che non tutto è il pallone ha varcato la linea della porta. Nel finale una buona palla anche per Kessie, di poco sopra la traversa. Tra Paquetà e il possibile raddoppio del Milan c’è invece di mezzo il palo, colpito dal brasiliano al termine di un’azione di contropiede incrociando troppo il sinistro. Nel finale i rossoneri legittimano una vittoria che fino all’80’ era stata la conseguenza di un solo vero tiro in porta. Ma non ha mai nemmeno dato l’impressione di poter subire. Basta così, il massimo con il minimo. FONTE:GAZZETTA.IT