La mano del tecnico a Genova si è vista anche quando ha rimodellato la squadra dopo il gol di Jankto, gestendo alla grande i cambi
Il primo abbraccio è a tre, con Stellini, a nome dello staff, e Oriali, espressione della dirigenza e dell’interismo, ormai parte di lui al di là di ogni ragionevole dubbio. Poi tocca ai giocatori: il primo abbraccio è a Lautaro, sostituito e rimuginante, per un paio di gol sbagliati. Dopo c’è Lukaku, totem e bodyguard di un’intera squadra. Infine c’è tempo per lo spicchio dei tifosi, con cui Antonio Conte festeggia sfogando la carica rimasta: da solo, in mezzo al campo, rivolto verso le bandiere nerazzurre. “Io ho pochi filtri – dice in conferenza -. Come mi vedete sono. Avevo bisogno di scaricare una tensione non leggera ed è stato bello farlo con loro, che immagino abbiano sofferto quanto me”.
I CAMBI E IL FILOTTO Antonio Conte ha dimostrato, in quei brevi secondi che sono passati dal 2-1 dei doriani ai due cambi di Lukaku e D’Ambrosio, perché si sia potuto permettere di chiedere 11 milioni l’anno e perché abbia trovato subito qualcuno pronto a darglieli. La mossa con cui ha chiuso la falla e rimesso la barca sulla giusta rotta vale la giocata di un fuoriclasse. E ha portato a pareggiare un record che durava da Helenio Herrera, dal 1966-67. Sei vittorie nelle prime sei hanno portato non solo 18 punti, ma anche una nuova consapevolezza e un nuovo status prima di affrontare le grandi sfide con Barça e Juve.
NUOVO BAGAGLIO L’Inter oggi ha una testa nuova, sa rispondere alle difficoltà e sa adattarsi alle situazioni. Ha soluzioni diverse e complementari in attacco (dove ancora non ha visto il miglior Lautaro) e soprattutto può contare su un centrocampo dal rendimento tanto alto quanto costante. Sensi è senza dubbio il primo della classe, con una continuità nelle giocate di classe impressionante, ma anche Brozovic a Genova non è stato da meno, fra filtranti e chiusure. Il gol di Gagliardini è un ottimo segnale, perché in rosa uno con le sue caratteristiche fisiche non c’è, e può servire eccome. E poi c’è la solidità difensiva, considerata da sempre punto di partenza e confermata nei fatti, nonostante il fiore all’occhiello del reparto, Skriniar, abbia perso qualche certezza. Il debutto di Bastoni, con un’ammonizione a zavorrarlo dopo 5’, è stato ottimo e incoraggiante: “Lo voleva mezza Serie A, mi sono opposto – dice Conte -. È il futuro ma anche il presente”. A Barcellona torna Godin, ad aggiungere carisma e abitudine alla vittoria. Di questi tempi, in casa nerazzurra sta crescendo per tutti.
fonte:gazzetta.it