Vince solo Belinelli nella notte con tre italiani in campo, con Portland che grazie al suo fenomeno sfiora la clamorosa rimonta. Gallinari sconfitto dai 40 del Barba, Nik e i suoi Pelicans travolti in casa da Golden State

Due sconfitte e una vittoria in una delle notti Nba più italiane dell’anno, coi tre azzurri in campo. Esulta solo Marco Belinelli, che mette 7 punti nella vittoria dei suoi Spurs contro Portland. Tra i tifosi vip all’At&t Center di San Antonio anche il pilota della Ferrari Charles Leclerc. Danilo Gallinari ne fa 17 a Houston per i Thunder, ma James Harden lancia i Rockets con 40. Nicolò Melli prova con 2 punti in 12′ ad aiutare New Orleans, travolta però da Golden State e ancora senza vittorie

New Orleans Pelicans-Golden State Warriors 123-134

Mai sottovalutare il cuore di un campione. Golden State dimentica i disastri delle prime due partite e, trascinata dalla classe di Steph Curry (26 punti e 11 assist) e dalla voglia di riscatto di Draymond Green (tripla doppia da 16 punti, 17 rimbalzi, 10 assist), centra a New Orleans la prima vittoria del suo anno di pausa e lascia i Pelicans alla quarta sconfitta consecutiva. I Warriors, dominanti 61-41 a rimbalzo, non avranno i fenomeni dello scorso anno, ma tornano a giocare da Warriors: la palla gira (37 assist), con Curry e Green che si assicurano di mettere in moto i loro giovani compagni, sempre riforniti quando sono liberi. E i risultati si vedono: 14 triple a bersaglio, 6 giocatori in doppia cifra compreso Damion Lee, il cognato di Steph che ne mette 23, suo massimo in carriera. E finalmente si vede anche qualche sprazzo di D’Angelo Russell, che chiude con 24 punti, 8 rimbalzi e 9 assist pur faticando da 3 (3/11). Se Golden State fa un passo avanti, New Orleans ne fa uno enorme indietro. Vero che coach Gentry, oltre al lungodegente Zion Williamson, ha dovuto fare a meno anche di Jrue Holiday e Derrick Favors, i veterani del gruppo, ma i Pelicans hanno sbagliato tutto, a cominciare dalla difesa, che dopo 4 partite concede 128,3 punti di media. Dal grigiore generale si salva solo Brandon Ingram (27 punti, 10 rimbalzi e 5 assist) e nel garbage time finale si fa notare Jaxson Hayes, centro che festeggia i primi minuti in Nba con 19 punti e tanto atletismo. Gli altri hanno steccato, e dalla brutta prestazione non si salva nemmeno Nicolò Melli, che chiude con 2 punti in 12′, contribuendo con qualche errore ai guai difensivi. “Nelle prime 3 gare abbiamo giocato bene e avuto chance di vincere. Stavolta non siamo mai stati in partita”, ammette sconsolato coach Gentry. E la situazione rischia di peggiorare, visto che giovedì allo Smoothie King Center arriva Denver.

LA PARTITA

Da subito è monologo Warriors, con Curry e Green inarrestabili trascinatori e New Orleans che fatica in attacco (38,3% dal campo dopo tre quarti) e annaspa in difesa. Golden State scappa nei primi 4′ del secondo quarto, con la forbice che si allarga da 27-23 a 50-30, aperta dalle magie di Steph. Ingram guida la reazione di New Orleans, sotto 60-52 a 2′ dal riposo, ma i Warriors ripartono con un parziale di 12-3 e iniziano la ripresa avanti 72-55. Curry e Green si trascinano dietro i compagni, e a 2’37” dalla terza sirena una tripla di Lee vale il 93-67 che chiude di fatto la gara.

New Orleans: MELLI 2 (1/2 da due, 0/2 da tre, 0/1 tiri liberi), 2 rimbalzi e 1 assist in 12’05”. Ingram 27 (6/14, 4/9, 3/7 tl), Hayes 19, Williams 16. Rimbalzi: Ingram 10. Assist: Ball 9, Alexander-Walker 9

Golden State: Golden State: Curry 26 (5/7, 4/10, 4/4 tl), Russell 24, Lee 23. Rimbalzi: Green 17. Assist: Curry 11

Houston-Oklahoma City 116-112

I Thunder, reduci dal largo successo sui Warriors, giocano una buona partita a Houston, restano aggrappati ai Rockets per tutto il match, ma alla fine si devono arrendere ai 40 punti di James Harden. Danilo Gallinari chiude con 17 punti e cinque rimbalzi in 35′ sul parquet. Torna a Houston dopo la trade CP3, accolto dagli applausi del Toyota Center e da un bel video di ringraziamento da parte della franchigia texana. Russell Westbrook, dal canto suo, invece, incrocia la squadra con la quale aveva disputato 11 stagioni di basket Nba prima di approdare ai Rockets in estate. Gli ospiti partono meglio, il Gallo si fa subito sentire e con un parziale di 17-4 nel finale del primo quarto i Thunder prendono in mano le redini del match. L’eccellente impatto dalla panchina di Schroder permette a Okc di arrivare al +13. Houston fatica a tornare sotto, anche perché nel primo tempo le triple non vogliono entrare. Harden, come al solito, va in lunetta spesso e volentieri, gli ospiti però attaccano con disciplina, tengono botta a livello difensivo e arrivano così al riposo avanti di 10 lunghezze. Houston tira con un brutto 4/25 dalla lunga distanza nel primo tempo, ma a inizio ripresa le cose cambiano. Harden e Tucker trovano la retina dal perimetro, Capela fa la voce grossa nella zona pitturata e con un parziale di 17-4 i Rockets tornano davanti. Nel terzo periodo Houston gioca la sua miglior pallacanestro, arriva al +13, ma non riesce a chiudere i conti perché Schroder e Gilgeous-Alexander riportano in scia la squadra ospite nella frazione finale. L’ex play dei Clippers, dalla lunga distanza, regala speranze ai Thunder, i liberi di Noel a 14” dalla sirena poi riportano Oklahoma City a -2. James Harden, però, chiude i conti dalla lunetta e regala il successo ai Rockets.

Houston: Harden 40 (5/7, 3/14), Westbrook 21, Tucker 17. Rimbalzi: Westbrook 12. Assist: Westbrook 9

Oklahoma City: GALLINARI 17 (4/10 da due, 2/7 da tre e 3/3 ai liberi) con 5 rimbalzi, 3 assist e 1 turnover in 35′. Schroder 22 (4/5, 4/8), Gilgeous-Alexander 22 (6/15, 2/6), Noel, Paul 15. Rimbalzi: Adams 12. Assist: Schroder 7

San Antonio-Portland 113-110

Un inizio da incubo non punisce gli Spurs, che trovano la forza di rialzarsi e di superare i Blazers, mantenendo così la loro imbattibilità stagionale. Portland parte alla grande, subisce il ritorno di San Antonio e va in tilt a livello offensivo. Quando il match sembra segnato si risveglia Lillard, che con una serie di giocate pazzesche riporta sotto la squadra ospite, per poi fallire proprio sulla sirena la tripla che avrebbe trascinato il match al supplementare. Portland fa quello che vuole nei primi minuti del match e con la produzione di McCollum arriva a un incredibile 23-4 a metà primo quarto. Piano piano però gli Spurs ritrovano un minimo di ritmo al tiro e con i punti dalla panchina di White provano a riaprire il match. Portland diventa troppo prevedibile in attacco nel secondo periodo, San Antonio ritrova precisione e in un modo o nell’altro rimette in piedi un match complicato, arrivando al -6 all’intervallo: un vero successo per come si erano messe le cose. Tutta un’altra partita nella ripresa. Sale in cattedra DeRozan, gli Spurs diventano devastanti in attacco, Portland invece si raffredda in modo preoccupante e il match cambia padrone. La compagine texana accelera nel finale del terzo periodo, per toccare poi, con la tripla di Marco Belinelli, il +15 a 7’52” dalla sirena. Aldridge allunga e gli Spurs arrivano al +19 due minuti più tardi. Sembra fatta, ma bisogna prima fare i conti con Lillard. Il fenomeno di Portland diventa immarcabile e trascina gli ospiti al parziale di 18-2 che gela il pubblico di San Antonio. I Blazers riprendono per i capelli un match compromesso e tornano a -3 nel finale. DeRozan non chiude i conti a otto secondi dalla fine con un brutto 0/2 dalla lunetta . Lillard non trova la retina dalla lunga distanza, ma Portland conquista il possesso in attacco. Un secondo alla fine e i Blazers disegnano un buon tiro dall’angolo, che si prende il solito Lillard. La sua conclusione sulla sirena danza sul ferro prima di uscire: gli Spurs tirano un sospiro di sollievo e conquistano il terzo successo della stagione.

San Antonio: BELINELLI 7 (2/4 da due, 1/3 da tre e 0/1 ai liberi) con 2 assist e 1 turnover in 17′. DeRozan 27 (10/16), White 21, Aldridge 15. Rimbalzi: Lyles 8. Assist: Murray 8

Portland: Lillard 28 (6/18, 3/10), McCollum 27, Hood 11. Rimbalzi: Tolliver 10. Assist: Lillard 7

Fonte:gazzetta.it

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