Il canadese dà una lezione al francese, 6-2 6-2 in 59 minuti: con la sconfitta Gael non può superare Matteo all’ottavo posto della Race e così un italiano torna al Masters 41 anni dopo Barazzutti e 44 dopo Panatta
Dopo Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, da oggi Matteo Berrettini è il terzo italiano della storia a qualificarsi per il Masters di fine anno. E’ questa la ciliegina sulla torta di una stagione eccezionale che ha visto Fabio Fognini vincere a Monte Carlo, poi entrare nei top ten prima di lasciare il testimone proprio a Berrettini che ha fatto la semifinale all’Open degli Stati Uniti, la semifinale a Shanghai, per poi catapultarsi nei top 10 e finire l’anno almeno da numero 8 del mondo. Dopo la sconfitta subita all’esordio con Tsonga, le probabilità di raggiungere Londra si erano affievolite, ma a questo punto è arrivata una pioggia di sconfitte che hanno tagliato le gambe a tutti i pretendenti meno Monfils: avevano perso Roberto Bautista Agut, David Goffin, Fabio Fognini, Diego Schwartzman, Stan Wawrinka, John Isner e Alex De Minaur. L’unico che poteva impedire a Berrettini di raggiungere le Atp Finals era Gael Monfils in caso di qualificazione alle semifinale. Ma alle 20:42 di un venerdi 1° novembre che passerà alla storia del tennis italiano, Monfils è stato spazzato via dal canadese Denis Shapovalov che ha giocato in modo impeccabile rifilando un pesantissimo doppio 6-2 al francese e semifinale contro Rafa Nadal, vincitore su Tsonga 7-6 6-1 poco dopo.
SENZA STORIA
Un match senza storia, in cui Shapovalov è stato in testa dall’inizio alla fine chiudendo con 5 ace, il 64% di prime, il 92% di punti fatti sulla prima e il 64% sulla seconda. Nessuna palla break concessa allo spento Monfils che invece ha fatto 3 ace, 3 doppi falli e vinto il 55% dei punti con una prima di servizio molto fragile. Berrettini è al Masters grazie a Shapovalov, ma sarebbe ingiusto non riconoscere i meriti che il romano ha conquistato sul campo con un tennis scintillante, potente e solido. Il romano, in 12 mesi esatti, è passato dal numero 54 al numero 8 del mondo grazie soprattutto alla semifinale ottenuta all’Open degli Stati Uniti ma anche grazie ad altri ottimi risultati. Il primo exploit della stagione a febbraio con la semifinale a Sofia grazie alla vittoria sul n° 11 Khachanov, poi ad aprile il successo di Budapest in finale su Krajinovic che lo lancia tra i primi 40 del mondo. A Monaco di Baviera sfiora il bis ma perde in finale da favorito contro Cristian Garin, ma è comunque ormai a ridosso dei primi 30 del mondo. Agli Internazionali d’Italia butta fuori dal torneo il numero 5 del mondo Zverev ma perde al terzo turno contro Schwartzman, al Roland Garros perde al secondo turno da Casper Ruud, ma vince dominando tutti a Stoccarda e distruggendo in finale Felix Auger Aliassime. Da numero 22 del mondo gioca Halle e perde in semifinale contro Goffin, da numero 20 del mondo arriva negli ottavi a Wimbledon cedendo in tre set a Roger Federer sul Centre Court. In estate gioca solo a Cincinnati dove perde al primo turno da Juan Ignacio Londero, ma quando arriva a Flushing Meadows è una furia: batte Gasquet, Thompson, Popyrin, Rublev e Monfils per arrivare alla semifinale e cedere con onore a Nadal. Ormai vede i top 10 che sfiora con la semifinale a Shanghai, il resto è storia recente con la semifinale a Vienna che gli spalanca le porte dei top 10 e poi la presenza a Bercy con la qualificazione al Masters dopo l’uscita di scena di Monfils, ultimo suo avversario.
GLI ALTRI
Il primo italiano a qualificarsi per il Masters di fine anno è stato Adriano Panatta nel 1975. Fu una qualificazione ottenuta all’ultimo tuffo dopo una prima parte di stagione complessivamente deludente in cui Panatta perse sempre prima delle semifinali. Ma al Roland Garros ci fu il primo squillo di tromba con la bella vittoria su Nastase al terzo turno fino alla semifinale persa in quattro set contro Bjorn Borg. La svolta arrivò a ottobre quando con le due finali consecutive a Madrid (persa contro Kodes) e Barcellona (battuto da Borg), Adriano entrò in lizza per il Masters risalendo fino al 12° posto. Il torneo che consentì a Panatta di annusare il Masters fu Stoccolma e la strepitosa vittoria in finale sul numero 1 del mondo Jimmy Connors; la settimana successiva consolidò il vantaggio sugli inseguitori grazie alla finale di Buenos Aires persa contro Guillermo Vilas. Il 21 novembre Panatta perse negli ottavi a Johannesburg contro Andrew Pattison e tutto sembrò perduto, ma nello stesso giorno Eddie Dibbs, che lo inseguiva a soli 23 punti di distanza, fu eliminato da Frew McMillan e Adriano potè festeggiare. Al Masters Panatta perse tutte e tre le partite del suo girone: il 30 novembre contro Manolo Orantes (6-4 7-6), il 1° dicembre contro Arthur Ashe (7-6 6-3) e il 3 dicembre contro Ilie Nastase (7-6 3-6 6-0) che poi vinse il torneo per la quarta e ultima volta battendo in finale Borg. Per Corrado Barazzutti (1978) il discorso fu ancora più complicato perché l’azzurro chiuse la stagione al nono posto della classifica del Grand Prix. Ma Bjorn Borg si rifiutò di partecipare al Masters protestando contro la regola che obbligava i giocatori a partecipare a un minimo di 20 tornei all’anno. Questo permise a Corrado di raggiungere i magnifici 8 di scena al Madison Square Garden di New York. Per Barazzutti fu comunque una grande annata marchiata a fuoco dalla semifinale del Roland Garros e da altre 10 semifinali. A New York, pur non avendo avversari impossibili, Corrado perse le tre partite del girone rosso contro Dibbs (6-4 6-4), Gottfried (7-6 6-4) e Ramirez (3-6 6-3 6-4). A quasi 41 anni dal gennaio del 1979, tocca a Matteo Berrettini misurarsi nuovamente in una competizione che assomiglia più di qualunque altra ad un vero campionato del mondo di tennis.
NOLE
Un’ora di lezione. O meglio, 58 minuti. Tanto basta a Novak Djokovic per riscattare la sconfitta di Shanghai contro Stefanos Tsitsipas e raggiungere la semifinale nel Masters 1000 di Parigi-Bercy, torneo già vinto 4 volte in carriera: 6-1 6-2 il punteggio per il serbo. Il greco era avanti 2-1 nei precedenti, ma stavolta è stato triturato. Immediatamente in difficoltà al servizio, Tsitsi non ha mai inciso mentre Djokovic non ha mai perso il controllo del gioco mantenendo un livello altissimo. Nole tiene viva anche la battaglia per chiudere la stagione da numero 1 del mondo con Rafa Nadal, che la prossima settimana tornerà in vetta al ranking. Nell’altra semifinale erano di fronte Dimitrov e Garin, mai ai quarti a Parigi-Bercy. Il cileno, peraltro, non era mai arrivato così avanti in carriera in un Masters 1000. Il cileno è andato a servire sul 5-4 nel secondo set ma Dimitrov, che ha perso quattro punti con la prima, ha variato il ritmo col rovescio e spinto di più col dritto. Così ha vinto tre game di fila e ha festeggiato la seconda semifinale della stagione dopo l’exploit allo Us Open.
Fonte:gazzetta.it