A Lima tocca a Flamengo e River Plate, volti più rappresentativi del fútbol tra Brasile e Argentina, che solamente per la terza volta in questo decennio si affrontano all’atto conclusivo.
Comunque vada sarà storia: nessuna edizione di Libertadores aveva mai avuto una finale unica, seppur quella di un anno fa sia di fatto una grande anteprime di questo nuovissimo format.
Il cammino verso il Perù è stato incredibile, sotto ogni punto di vista. Quello sportivo, con turni di grandissimo interesse come i 5 gol del Fla al Grêmio o alla rivincita mancata del Superclásico in semifinale. Ma ha affascinato anche il cammino fisico, quello di questi giorni che ha portato le squadre dalle rispettive sedi alla capitale peruviana. Il Flamengo è stato sommerso alla partenza da Rio: l’autista del pullman ha dichiarato di non vedere nemmeno l’asfalto per la gente che c’era. Per via dell’incredibile traffico umano (d’altronde il Flamengo vanta circa 30 milioni di tifosi) ci sono stati anche dei feriti (per fortuna senza conseguenze) al momento del viaggio verso l’aeroporto.
La messa di Rio e lo squadrone del Flamengo
A Rio hanno vissuto questo periodo con trepidazione eccessiva, quasi a superare le barriere del contegno: ad esempio nell’ultima notte prima della finale, sul Cristo Redentore di Rio è stata proiettata la maglia del Flamengo e nella cappella sottostante è stata celebrata una messa propiziatoria per la finale. Al Fla non festeggiano una Copa Libertadores dal 1981 ed è normale che ci sia così tanta attenzione per una squadra che per mano del portoghese Jorge Jesus è diventata un top team assoluto: dall’esplosione di Gabigol all’esperienza di Filipe Luis e Rafinha, passando per un altro ex Serie A come Gerson oppure Willian Arão, che sarà l’unico giocatore rubronegro in campo ad aver vinto già la Copa Libertadores, peraltro in una finale Brasile-Argentina, quella tra Corinthians e Boca del 2012.
Il River di Gallardo: una garanzia per la Copa Libertadores
Di finali ne ha vinte tante invece Marcelo Gallardo. Due Libertadores su 4 totali del River le ha portate in bacheca il Muñeco, che per completare la sua era ormai leggendaria punta a superare l’Estudiantes come numero di titoli vinti. Siamo sul 4-4 tra Millonarios e Pincharrata, con solo Boca Juniors (6) e Independiente (7) che ne hanno vinte di più tra le argentine. Anche il River è stato accompagnato dal grande calore del suo pubblico: certo, i successi recenti smorzano l’entusiasmo rispetto a un avversario che non vince alcun titolo dal 2009, ma la gente tra Ezeiza e Lima non si è certo tirata indietro.
Anche qui i viaggi in pullman ha avuto i suoi problemi, tanto che alla conferenza della vigilia Gallardo e Armani si sono presentati in ritardo per via di una strada dissetata. “Sembrava un samba con quattro ruote l’autobus, abbiamo rischiato di non venire e siamo un po’ nauseati” ha detto ai microfoni facendo scoppiare tutta la sala stampa a ridere quando si è dimenticato una domanda di un giornalista al momento di rispondere. Ma la grande forza del Muñeco fin qui è stata proprio questa, quella di vivere con serenità i grandi momenti, il passo fondamentale per non uscire mai mentalmente dagli incontri. Come dimostra soprattutto la finale dell’anno scorso in cui ha rimontato per ben tre volte il Boca Juniors.
Si giocherà al Monumental, ovviamente di Lima e non di Núñez e sarà un appuntamento imperdibile: perché in botta secca non se l’era mai giocata nessuno, perché una finale di pomeriggio è qualcosa di inusuale, perché la storia di Flamengo e River Plate è il miglior modo per onorare un trofeo di tradizione come la Copa Libertadores. Che oggi da obsesión diventerà anche il titolo di qualcuno, padorne vecchio o nuovo che sia.
Fonte: OneFootball