Il Dott. Ivan Ferrero, conosciuto educatore, psicologo dei nuovi media e relatore di importanti convegni nazionali, è stato tra i protagonisti del panel online organizzato da Global Gaming Digital Expo in occasione di Italy Week, evento digitale di approfondimento in scena dal 6 all’8 ottobre 2020.
I membri e gli utenti delle industrie di sport, scommesse e gioco d’azzardo, si sono ritrovati virtualmente in Italy Week, il primo appuntamento ufficiale, del tour globale proposto da G.G.D.E. (Global Gaming Digital Expo).
Una fantastica vetrina di webinar ed approfondimenti dedicati al territorio italiano, indispensabili per creare incredibili opportunità di discussione e informazione.
Italy Week è un successo senza precedenti che getta le basi per una nuova e futura evoluzione territoriale nell’organizzare eventi.
Tra i tanti panel proposti, importantissimo è stato quello dedicato all’analisi di una problematica, che di recente ha subito un’importante “impennata” di popolarità mediatica e contrasto: la ludopatia.
Una dipendenza grave, sicuramente da tenere sotto controllo, sulla quale però si sono diffusi molti “miti e leggende” con dati non del tutto corretti.
Governi e Enti di tutela, molto spesso ignari del reale processo di sviluppo della problematica, hanno provato a definire manovre drastiche e divieti, atti a contrastarla, registrando però solo pesanti fallimenti.
Per provare a far luce su questa grave dipendenza, è intervenuto il Dott. Ivan Ferrero, esperto psicologo che da diversi anni si occupa di analizzare i fenomeni di mode e tendenze di attualità sul nostro territorio.
In prima linea, con i suoi canali social, ha avviato e cura personalmente, importanti percorsi di formazione, dedicati a utenti di ogni età, posizione sociale e ceto culturale. La sua mission è quella di rendere più facile, la comprensione della società attuale e la sua rapida evoluzione nel tempo.
In merito al discorso ludopatia, ecco alcuni punti affrontati dal Dott. Ferrero in occasione di Italy Week:
L’Istituto di Sanità Superiore Italiano, massimo organo circa la sanità pubblica, ha indicato che sul territorio ci sono dai 3 ai 5 milioni di soggetti a rischio problematiche legate al gioco. Con questo non parliamo di persone malate ma di individui a rischio che non è detto che possano sviluppare questa problematica.
Già questo è un dato che molto spesso viene confuso e quindi va fatta una prima analisi.
Secondo dato è quello relativo ai mercati come Francia, Inghilterra e Germania, dove i numeri sono ben più alti e quindi sono messi peggio dell’Italia.
Quindi la ludopatia non è un problema prettamente nazionale, anzi valutando i dati siamo al quinto posto in Europa.
Altre ricerche fatte comparando popolazione e dipendenze, posizionano la dipendenza dal gioco, all’ottavo posto dietro altre problematiche come sesso, droga, fumo, shopping, social network, smartphone e altre problematiche non certo meno gravi del gioco e per le quali si muore anche e che quindi non vanno sottovalutate.
Queste problematiche però non hanno avuto le stesse attenzioni che sono state rivolte alla ludopatia. Perché?
Il digitale ha creato la possibilità di giocare in ogni momento della giornata e quindi sicuramente ha cambiato le abitudini dei giocatori influendo anche sulle loro problematiche ed esposizione mediatica delle stesse.
Ecco spiegato in parte, il perché il fenomeno è in costante aumento e perché se ne parla sempre più rispetto ad altre dipendenze.
Se prima un giocatore doveva recarsi fisicamente presso un punto di gioco, adesso con smartphone e tablet, non occorre più spostarsi.
Questo ha creato maggiori giocate in termini di frequenza, magari anche a piccole somme ma continuative nel tempo che fanno somme importanti alla “chiusura della fiera”.
Questo nuovo sistema tecnologico, può sicuramente diventare pericoloso e creare dipendenza in chi non riesce a controllate i propri impulsi.
Quindi possiamo dire che il gioco d’azzardo che si sposta sul digitale, diventa come tutti gli altri fenomeni che si spostano sulla rete web e assorbe le condizioni di non avere tempo, confini e controllo.
In aiuto dei giocatori, ci sono le autolimitazioni disponibili sulle piattaforme dei bookmakers ma non garantiscono il successo del loro obiettivo.
Con internet, il mercato è troppo vasto e non ci sono limiti geografici.
La possibilità di connettersi con piattaforme estere prive di tutela e impostazioni di autocontrollo, non protegge questi giocatori che troveranno il modo di bypassare quei blocchi.
Non dimentichiamo che chi è affetto da dipendenza ha come punto fisso il gioco, quindi non c’è veto o autolimitazione che possa limitarlo. Troverà sempre la via per aggirare gli impedimenti!
Il malato non ha la concezione di limite e tende sempre più ad esagerare.
Sicuramente la società influisce su questa pressione. Il discorso di voler migliorare la propria posizione economica non è la sola vera spinta al gioco.
Abbiamo individui che hanno bisogno di eccitazione e qui subentra anche il discorso di assuefazione con relativo gioco di somme sempre maggiori.
Anche una situazione individuale, famigliare o sociale particolarmente critica può portare la persona a rifugiarsi nel gioco d’azzardo: in questo caso il gioco assume le qualità di un rifugio, una realtà alternativa che permette al soggetto di fuggire, sebbene per un periodo limitato di tempo, da una realtà che avverte estremamente ansiogena.
In generale, alla base della dipendenza da gioco, ci sono questi primi elementi.
Se parliamo invece di ragazzi e quindi gioco minorile, il fenomeno si amplia ancora di più, andando a riguardare le mode e gli stili che la nostra società trasmette e che questi nostri ragazzi assimilano, considerandoli come normali processi di vita sociale.
I loro comportamenti si adattano a quello che hanno intorno e il più delle volte tendono ad emulare quello che noi adulti facciamo, o comunque a prendere esempio e riferimento.
Fondamentali e gravi, sono gli esempi negativi che negli ultimi tempi si trasmettono tramite media e social in generale. Il messaggio sbagliato, molto spesso trasmesso è quello che chi studia e si impegna, guadagna meno di chi magari opera in situazioni eticamente meno corrette. Tra queste opzioni di guadagno facile e sbagliato, rientra il gioco.
Il messaggio è chiaro e preciso: ottenere tutto e volerne sempre di più in maniera rapida e senza tanti sforzi.
A questo aggiungiamo la naturale tendenza alla sfida, soprattutto nei confronti dell’incertezza e nella gestione della stessa, tipici di questa fascia di età.
La pubblicità sul gioco, favorisce lo sviluppo di questo ultimo punto e sicuramente non aiuta la lotta al contrasto della ludopatia, ma allo stesso tempo penso che il suo divieto assoluto non sia il giusto approccio da mettere in campo.
Lo dimostrano in primo luogo i continui annunci promozionali che continuano ad essere presenti sul web e ugualmente in tv e non provenienti da canali italiani. Va ricordato che siamo in uno scenario globale nel quale tutto è raggiungibile e disponibile in un click, quindi un blocco nazionalizzato rischia di diventare solamente una clamorosa gaffe.
Io penso che una soluzione efficace, possa essere quella di puntare ad una migliore esposizione mediatica del fenomeno della ludopatia e dei suoi effetti sull’individuo e sulle persone che lo circondano.
Sul territorio, in ogni città o provincia, ci sono centri di assistenza dedicati al recupero di individui colpiti da questa problematica. Parliamo di servizi assolutamente professionali ed efficaci, molto spesso però lontani dal vero raggio d’azione nel quale dovrebbero operare per essere tempestivamente efficaci.
Un giocatore con problemi si rivolge a loro solo quando è ormai troppo tardi per evitargli distaccamento sociale o distruzione del patrimonio economico, quindi direi che l’intervento di questi servizi abbia sicuramente meno efficacia.
Credo che il processo di lotta alla ludopatia debba essere riorganizzato dal principio, puntando a organizzare servizi di educazione, comunicazione a partire dalle scuole.
Una sensibilizzazione maggiore a partire dalle fasce più giovani di età è un primo passo sicuramente importante per creare una società più matura ed esperta del fenomeno.
Per chiudere, c’è un sottile concetto che però assume importanza assoluta nel processo di lotta a questa dipendenza: tranquillizzare chi è ludopatico!
Il rischio collaterale dell’esposizione mediatica del fenomeno ludopatia, ha creato nella società il concetto che porta a definire diverso e sbagliato chi ne è affetto.
Nella psicologia di un giocatore, esiste già la vergogna, il senso di colpa e sono queste le sensazioni principali che lo bloccano nel parlare con il partner, con familiari o amici.
Il concetto di essere additato come sbagliato non facilita l’apertura di questi individui che tendono a nascondersi ancor più, rallentando quel processo di individuazione e cura che sarebbe importante gestire per tempo.
MAGGIORI INFORMAZIONI SUL DOTT. IVAN FERRERO
Educatore e operatore di supporto (2000), Psicologo Psy.D (2003), Psicoterapeuta (2009).
Il suo lavoro si concentra sull’aiutare adolescenti, genitori e professionisti ad affrontare le nuove tecnologie. Lavorando con bambini e adolescenti (scuola, casa, territorio) ha una chiara comprensione dei bisogni e dei desideri delle giovani generazioni.
La sua passione per il digitale gli fa capire l’effettivo impatto delle nuove tecnologie sulla nostra vita.
Direttore Tecnico e Scientifico di www.bullismoonline.it, usa le sue capacità di Web Marketing per aiutare adolescenti e genitori con cyberbullismo, Hikikomori e Internet Addiction e altri rischi connessi ad un uso improprio del digitale.
Offline aiuta le scuole, i docenti e gli alunni a prendere maggiore consapevolezza di questi rischi per mezzo di consulenze, formazione, laboratori.
Collabora con Startup e altre aziende come Brand Ambassador, editorialista e conferenziere per ciò che riguarda la digital transformation e la user experience delle nuove tecnologie.
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